La prima barca realizzata con la stampa 3D

All’Istituto Vittorio Emanuele III di Palermo, il team del progetto NautiLab sta costruendo un Mini 6.50: sarà la prima barca realizzata con la stampa 3D.

Combattere la dispersione scolastica, trasmettere competenze professionali, valorizzare l’inventiva e la creatività dei giovani palermitani, creare un modello che faccia da apripista per future esperienze anche in altri territori. Sono questi gli obiettivi, ambiziosi ma realizzabili, di NautiLab, un innovativo progetto sociale che ha preso il via a Palermo. In questi mesi gli spazi dell’Istituto Tecnico Settore Tecnologico Vittorio Emanuele III ospitano un vero e proprio cantiere nautico, dotato delle tecnologie più avanzate, dove gli studenti costruiranno un Mini 6.50 proto che sarà il primo in assoluto costruito interamente con la stampa 3D.
A guidarli, l’eterogeneo team che ha promosso il progetto: Associazione L’Erbavoglio, Istituto Vittorio Emanuele III, Yam Srl e Assessorato alla Scuola del Comune di Palermo.

NautiLab: Officine Nautiche Giovanili e percorsi di cittadinanza attiva

I protagonisti sono 12 ragazzi neodiplomati, guidati da tutor esperti, che potranno così maturare passo dopo passo nuove competenze professionali, spendibili sul mercato del lavoro. Costruire un cantiere nautico di eccellenza in una scuola superiore significa contrastare in modo efficace la dispersione scolastica, trasmettendo ai giovani preziose competenze professionali. L’approccio educativo non è quello delle classiche lezioni frontali, ma quello dello scambio di informazioni alla pari, che coniuga aspetti formativi formali e non formali. I giovani lavorano fianco a fianco per un obiettivo comune, imparano a usare macchinari e tecnologie avanzate, partecipano a un contesto stimolante che valorizza la loro creatività e la loro inventiva.

La barca: perché un Mini 6.50

Chi ha dimestichezza con nautica e vela sa che il Mini 6.50 è una sfida, tanto in cantiere quanto in acqua. La barca, lunga solo 6 metri e mezzo e utilizzata per regate in solitario, le più importanti delle quali in oceano, è da sempre ritenuta il “parco giochi” dei progettisti che vogliono osare con nuove idee, soluzioni costruttive, materiali. Il regolamento, infatti, prevede caratteristiche minime e lascia molto spazio alla sperimentazione. Inoltre, le dimensioni ridotte consentono di testare intuizioni e innovazioni anche senza ricorrere a budget enormi. Così, spesso accade che soluzioni pionieristiche vengano testate sui Mini e poi, in caso di successo, applicate su scala maggiore su barche di grandissimo prestigio (e budget stratosferici), come i “fratelli maggiori” IMOCA 60. Tantissimi grandi navigatori oceanici arrivano proprio dai Mini 6.50. Una vera e propria palestra, dunque, per tutti: chi progetta, chi costruisce e chi naviga.

Le tecnologie

Da Yam Srl, partner di NautiLab, nasce la startup siciliana Livrea Yacht, che ha messo a punto un innovativo sistema che permette di realizzare grandi strutture estremamente rigide grazie alla stampa 3D robotizzata. Diverse realtà industriali hanno accolto la sfida che il team di Livrea Yacht ha voluto lanciare provocatoriamente al mondo della cantieristica navale: costruire una barca in Additive Manufacturing ad alto contenuto tecnologico. Grazie ai materiali di Lehvoss Group e ai software di Autodesk il processo sta prendendo forma.
È a questo punto che entra in gioco NautiLab. Se il progetto nasce per sviluppare le competenze dei giovani di Palermo e renderli competitivi nel mondo del lavoro, perché non farli lavorare con le tecnologie migliori in assoluto? Perché non metterli alla prova con un progetto rivoluzionario, rendendoli protagonisti di una novità assoluta a livello internazionale? Detto fatto: Livrea Yacht decide di far convergere questo sviluppo tecnologico proprio sul progetto NautiLab.

Obiettivo: Mini Transat 2019

A partire da giugno 2017, i ragazzi di NautiLab sono al lavoro nel FabLab@School, guidati dai loro tutor. Allestita l’officina, sono già state stampate alcune componenti di grandi dimensioni in nylon rinforzato carbonio, che verranno ulteriormente irrigidite attraverso una successiva lavorazione di laminazione di strati di carbonio. Il Mini 650 verrà realizzato in grandi blocchi, che verranno successivamente assemblati.
Mentre i ragazzi si affaccendano in cantiere, dietro le quinte si lavora per un’altra sfida da affrontare, stavolta sportiva. Il Mini 650 è una barca da regata e merita di prender parte alla più prestigiosa in assoluto per la sua categoria: la Mini Transat 2019, la traversata dell’Atlantico in solitaria.

I Partner

Capofila e coordinatore dei lavori è l’associazione di promozione sociale L’ErbaVoglio, ente no profit nato nel 2008 per promuovere percorsi inclusivi di educazione alla cittadinanza tramite metodi dell’educazione non formale.
Il cantiere sarà ospitato dall’Istituto Tecnico Settore Tecnologico Vittorio Emanuele III, che ha aperto il primo incubatore d’impresa in una scuola media superiore e ospita il progetto FabLab@School (sostenuto da Fondazione con il Sud).
Il progetto della barca è fornito da Yam S.r.l., nata come start-up nel 2008 all’interno del Consorzio ARCA, l’incubatore di imprese dell’università di Palermo.
A patrocinare i lavori è l’Assessorato alla Scuola del Comune di Palermo.
Il progetto è finanziato nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani no profit” dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.

Per informazioni e contatti:

Ringrazio l’ufficio Comunicazione della società “NautiLab” di Palermo (PA) per aver proposto questo suo articolo al mio presente blog.

Aldo Russo

Pubblicato da Aldo Russo

Esperto/Consulente informatico